Impressioni d’Africa. La lettura multisensoriale del continente di Pietro Del Re

Ho letto questo libro tutto d’un fiato. Non so se sia la modalità giusta, ma lo è stata per me, perché desideravo sapere con urgente desiderio chi erano i protagonisti delle così belle fotografie che campeggiano sulla destra ad ogni giro di pagina di questo volume. Foto scattate dall’autore, Pietro Del Re, nel corso dei suoi tanti ritorni nel continente africano in oltre trent’anni di vita come inviato per gli esteri di Repubblica.

Volume di nitidi ricordi africani, più o meno vicini all’oggi, segnato da una dedica speciale a suo padre, mancato nel 2011 mentre lui raccontava dalla Libia gli ultimi momenti di Gheddafi e sulla primavera araba già calava un fosco autunno.

Libro che si tramuta in dono, in itinerario da ripercorrere idealmente proprio con a fianco quel padre che gli aveva promesso, quando lui era bambino, uno strabiliante periplo dell’Africa da compiere insieme. Del Re in Africa c’è poi ripetutamente stato, attraversandola ed imparando a conoscerla, imparando anche a farsi conoscere dalle persone che ha via via incontrato. Suo padre gli stava vicino con il pensiero, e forse più d’una volta avranno riso su quella promessa che si è incarnata per Pietro in un destino lavorativo, in una destinazione familiare.

No, nessun mal d’Africa per l’autore, se con questa locuzione intendiamo come lui “quella sorta di nostalgia post-coloniale che vorrebbe ridurre un continente straripante di realtà diverse a qualche immagine olografica”. L’Africa è un po’ più di questo, molto più di questo.

Ogni fotografia presente in Un po’ più a sud. Racconti africani (IOD Edizioni) è accompagnata da una didascalia-racconto che ne mette in luce la storia, senza veli ma con rispetto, con partecipazione ma senza pietismo. Dal Sahara Occidentale allo Zimbabwe, l’Africa di Del Re è un’Africa che sembra afflitta da maledizione atavica: epidemie, carestie, guerre, violenze d’ogni genere, povertà assoluta, deforestazione, folklorizzazione, impoverimento culturale e analfabetismo. Mancanza d’acqua, di ospedali e di cure, di orizzonte di vita, di lavoro e di dignità. Un quadro vile che contrasta con le ricchezze presenti in quasi ogni Paese ma depredate o mal sfruttate.

Sono storie che restano impresse, non si dissolvono con facilità, perché parlano anche di coraggio e solidarietà, e al fine uditore anche di speranza.

Il vecchio guerriero del Sud Sudan in copertina è emblematico, poiché nel chiaroscuro della foto che lo ritrae riconosciamo i contrasti dell’Africa, e nello sforzo che facciamo per leggere le fattezze del suo volto adombrato, apprendiamo la fatica che occorre a chi intende conoscere in profondità una realtà, a chi pretende di andare un po’ più in là, un po’ più a sud.

Arianna Obinu

(foto Del Re)

Lascia un commento