Osservatorio letterario Maghreb – Hisham Matar

“La Libia delle sparizioni, radici e ricerca di sé”, pubblicato su http://www.afrologist.org

Libro

Anatomia di una scomparsa (Einaudi, 2011)

Titolo originale

Anatomy of a disappearance

Autore

Hisham Matar

Chi è

Premio Pulitzer nel 2017 con “Il ritorno”, romanzo autobiografico. Di origine libica, nasce nel 1970 a New York. Figlio di un ufficiale che ricoprì ruoli diplomatici per lo Stato libico, poi tragicamente scomparso nel 1990 e incarcerato dal regime di Gheddafi senza che nessuno ne avesse più notizia.

Il periodo storico rievocato

La narrazione affonda le radici nel 1972 e termina nel 2010. Sebbene il romanzo sia ambientato in Inghilterra, Svizzera ed Egitto, il richiamo forte quanto silente è agli affari politici libici successivi al colpo di stato di Gheddafi.

Trame della trama

Il protagonista Nuri, all’età di 14 anni si confronta con la sparizione di suo padre, diplomatico libico inviso al regime. Il libro racconta il passaggio all’età adulta di Nuri ed è una rievocazione del suo rapporto con il padre e degli stati d’animo vissuti dopo la sua misteriosa perdita. Una figura femminile emblematica, Mona, segnerà in modo indelebile la vita sentimentale del giovane, mentre un’altra donna, Naima, servitrice fedele della famiglia, lo accompagnerà discretamente con devozione materna.

I temi che emergono forti sono quelli dell’identità e della memoria, capaci di diventare ossessione, certamente, ma che rappresentano le uniche armi contro l’oblio e il senso di solitudine che la sottrazione improvvisa e misteriosa di un genitore cagiona. Costretto a vivere con un magone in gola, Nuri imparerà a dissimulare la propria identità, a non cercare di distinguersi, a lottare con un senso di colpa che lo attanaglia e lo imprigiona in un rapporto ambiguo con Mona, compagna del padre di cui Nuri si era invaghito.

Impossibile non trovare paralleli con “Il ritorno”. Difficile non vagare con la mente alla storia personale di un’altra grande voce araba, Fouad Laroui, segnato da uno stesso tragico destino che lo privò del padre, nel 1971, uscito a comprare le sigarette e mai più tornato. Parliamo di sparizioni decise e messe in atto dai regimi di Gheddafi, in Libia, e del temibile re Hassan II in Marocco. Parliamo di tempi duri per la libertà di espressione e per le opposizioni in Paesi di recente indipendenza, alle prese con ribaltamenti politici – è il caso della rivoluzione dell’allora capitano Gheddafi che nel 1969 estromise dal trono il re Idriss, caro agli occidentali, e si insediò a capo della Repubblica libica reprimendo sistematicamente i dissensi tribali e politici -, e, nel caso del Marocco, alle prese con l’instaurazione di una ferrea dittatura che tenne sul chi va là la popolazione per oltre vent’anni. Laroui torna su un episodio così drammatico con un racconto che ha dell’assurdo e ben descrive l’amara abitudine dei marocchini alle cronache di scomparse governative sotto l’innominabile re ed il suo ministro dell’Interno Oufkir. “Une botte de menthe” narra la storia di un padre uscito per una commissione veloce, l’acquisto di un mazzetto di menta per il tipico e gustoso the marocchino, e rientrato dopo sei anni con la menta in mano. Ebbene Laroui scrive, con verità disarmante, così vera da passare per assurda:

“Di chi è la colpa? Di mia madre che chiese la menta avendo dimenticato di comprarla il giorno prima? O di tutti noi, delle nostre abitudini alimentari, dei Cinesi? Maledetta mania di bere il the! E papà ne pagò il prezzo.”

Approcci diversi per un unico straziante tema.

Il libro di Matar scivola via, pagina dopo pagina, scatenando una sequenza di immagini nitide che ci proiettano nei luoghi che fanno da sfondo alle vicende. Impossibile non scegliere di leggere anche “Il ritorno”. Che aspettate?

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